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Epifanie della voce:Schonberg, Messiaen, Schaeffer, Boulez

Epifanie della voce umana nella musica del secondo Novecento

A cura di Guido Barbieri

inizia su  Radiocemat una rassegna di alcune delle opere chiave che pongono la voce umana al centro del pensiero estetico novecentesco.

Lo statuto della voce umana, nella musica d’arte, è per sua stessa natura ambiguo e prismatico. Per un verso la voce è inscindibile dal logos, cioè dalla parola, per un altro verso assume la forma del melos, cioè del canto senza parole, ma per un altro verso si riduce spesso a pura phoné, suono puro, indistinto, privo di alcun significato. Nel secondo Novecento le tre facce di questo prisma si confondono e si sovrappongono costantemente, senza più distinzione di ruolo e funzione. Al punto che la voce diventa il riflesso forse più fedele e vitale di quella estetica del molteplice che segna come un marchio a fuoco la Musica Nuova, dal dopoguerra agli anni Duemila.

1947 Arnold Schönberg Un sopravvissuto di Varsavia – Schönberg ricorre alla tecnica “antica” del melologo per raccontare la tragedia del ghetto di Varsavia, ma inserisce il testo della voce narrante in una cornice strumentale rigorosamente dodecafonica. Nel finale il coro maschile, intona all’unisono, in ebraico antico, la preghiera Shema Yisroel.

1948 Messiaen Cinq Rechants per 12 voci miste - In questo lavoro seminale Messiaen compie un doppio lavoro di sintesi: il testo contrappone il francese ad una lingua “artificiale”, fatta di fonemi privi di significato, mentre la tessitura polifonica, affidata ad un coro misto di 12 voci, ibrida alcuni canti d’amore della musica popolare peruviana e le aube dei trobadour provenzali. 

1. Hayo kapri tama

2. Ma première fois terre

direzione Catherine Simonpietri

1950 Pierre Schaeffer Symphonie pour un homme seul – Una delle opere cardine della cosiddetta musique concrète: Schaeffer sintetizza su nastro magnetico, in una sorta di vertiginoso collage dadaista, una serie di oggetti sonori “rubati” alla realtà “esterna”: frammenti di Wagner, di musical americani, ma anche urla, risate, fonemi inarticolati e riprodotti al contrario.

1954 Pierre Boulez Le Marteau sans maître – Prendendo a modello il Pierrot Lunaire di Arnold Schoenberg Boulez intona il testo surrealista omonimo di René Char adottando, e applicando sia all’ensemble strumentale che alla voce, la tecnica del serialismo integrale. Il contralto affronta una grande varietà di tecniche di emissione: il glissando, il canto a bocca a chiusa, lo sprechgesang, diventando così strumento tra gli strumenti.

Ensemble SIXE, dir Marco Angius, voce Alda Caiello

 

 

Elenco tracce

Messiaen- Cinq Rechants
Cinq rechants
(07:36)
P.Schaeffer-Prosopopée I [1950] ?
? Pierre Schaeffer & Pierre Henry
(02:53)